mercoledì 30 marzo 2005 |
E Topolino inventò la letteratura
Dagli amori di Buzzati alla fantascienza di Clarke: l’attrazione fatale fra l’eroe Disney e gli scrittori
Vi ricordate il protagonista di «Un amore», il romanzo che Dino Buzzati pubblicò nel ’63 e che Eugenio Montale definì la «dissezione quasi anatomica di un sentimento amoroso che molti diranno patologico»?È un architetto di 49 anni e si chiama Antonio Dorigo. Siamo a Milano nel ’60 e Dorigo incontra una prostituta-bambina, sedicente ballerina della Scala. Laide, diminutivo di Adelaide. Unabambina, «di bellezza meravigliosa ». Antonio perde la testa, se ne innamora non ricambiato. La sera di capodanno va a trovarla a casa, lei non c’è, ha un altro per la testa e probabilmente tra le braccia. C’è però Teresa, che gli apre. Lui decide di aspettare la piccola Laide.Vain cucina. Gli scaffali pieni di «Topolino». «Ce n’è un mucchio». Antonio cerca di ammazzare il tempo in compagnia di Mickey Mouse. L'unica salvezza che gli offre lo squallore di quell’attesa senza speranza è la fantasia di Walt Disney.
Ma non c’è niente da fare: «ci vuol altro che Paperon de’ Paperoni» a vincere la malinconia di quel poveraccio. La nostra letteratura non è ricca di Topolini, di Paperini e di Zii Paperoni. Anche se agli scrittori italiani le creature di Disney piacciono immensamente. Emilio Tadini dedicò qualche pagina a Qui Quo Qua nella serie Bur dei «Classici del fumetto»: «Nel grandioso ciclo della fiaba contemporanea fondato da Disney, entra in scena, con Paperino, il personaggio dell’irascibile. Prima di Paperino l’avventura corre su binari conosciuti. Il buono e il cattivo, il generoso e l’avido, l’altruista e l’egoista (…). Con Paperino le cose si complicano. Forse è l’America che si è complicata. O, forse, la complicazione dell’America si sta manifestando in modo sempre più evidente ». Nella stessa collana, Alessandro Baricco si è concentrato su Zio Paperone: «Incredibile cosa siano riusciti a fare partendo da un elementare personaggio di Dickens. Un personaggio, oltretutto, sgradevole, perfino un po’ pauroso, inquietante: invischiato in una storiella natalizia moraleggiante che lo costringe a una conversione un po’ posticcia. E in effetti il primo Paperone era un personaggio sgradevole come lo Scrooge dickensiano». Così, Tiziano Scarpa, partendo dalla sparizione della 313, l’automobile di Paperino, e dalla visione che di quella scomparsa rimane negli occhi di Qui Quo Qua, elabora una raffinata «teoria delle aureole» (in «Cos’è questo fracasso?»): l’ipotesi cioè che nessuno abbia saputo rappresentare la «mancanza » meglio dei fumetti. In definitiva, la «fiaba contemporanea » di Disney piace forse più agli scrittori italiani che agli americani.
Tanto che qualche anno fa nacque «Disney Avventura », una collana di romanzi con protagonista Topolino, alla quale aderirono in molti, da Sandro Veronesi a Daniele Brolli, da Eraldo Baldini a Roberto Piumini. Veronesi raccontò un Topolino che prende un sacco di botte, così impara a essere tanto perbene. Brolli mise in scena un Topolino mutante in chiave biotecnologia. Se volete notizie sulle apparizioni letterarie di Topolino Co., chiedete a Brolli, che ha curato «Topolino noir» per Stile Libero: antologia disneyana di storie nere e poliziesche avvenute a Topolinia e dintorni. Vi segnalerà, tra l’altro, un racconto lungo di Fredric Brown, scrittore americano di fantascienza: si tratta di «Astrotopolino» (del ’41), dove un bizzarro scienziato tedesco, il professor Oberburger, decide di mandare sulla Luna un piccolo razzo fatto in proprio: a questo scopo, cattura uno dei tanti topolini che infestano la sua casa, gli mostra l’immagine del suo illustre collega disneyano, lo battezza Mickey Mouse e lo spedisce nello spazio. Intercettato dal planetoide Prxl, il malcapitato, dopo essere stato debitamente manipolato nel subconscio, viene rispedito al mittente sotto le fattezze del Topolino disneyano, ma con un inquietante accento tedesco. Sarà lui il rappresentante di un esercito ostile agli umani che chiede per sé l’intera Australia in cambio della terra liberata dai ratti. Brolli vi segnalerà anche un racconto di Arthur C. Clarke del 1949, intitolato «Spedizione sulla Terra»: dove si narra di un gruppo di venusiani capitati sul nostro pianeta, i quali tra le reliquie umane scoprono una scatola di metallo con la scritta «Walt Disney Productions».
È un antico filmato di Topolino. Dopo attenta analisi, l’équipe di occhiuti scienziati conclude che Topolino, Paperino, Minnie, Qui Quo Qua, Zio Paperone, Eta Beta eccetera erano stati i più illustri rappresentanti dell’umanità. È quel Clarke che ispirò «2001 Odissea nello spazio» dello stesso Kubrick di «Full Metal Jacket», dove Joker e compagni, nell’ultima scena, lasciavano il campodi battaglia cantando la marcia di Topolino. Tornando all’Italia, le dichiarazioni d’amore per il mondo di Disney sono diverse. In «Tu, sanguinosa infanzia» di Michele Mari, recuperando le tessere di una memoria ossessiva e dolorosa, il protagonista Filippo, tra le tante reliquie (ancora reliquie!), tra un «Tintin» e gli album originali di «Cocco Bill», tra «L’Uomo Mascherato » e un «Mandrake», fa affiorare il primo «Paperepopea» e il primo «Topolineide», cimeli che «si sparsero davanti ai suoi occhi commossi», «sacre scritture» che «non tollerano la critica dei moderni». Un po’ quel che accade nel «romanzo illustrato» di Umberto Eco, «La misteriosa fiamma della Regina Loana», il cui protagonista ricostruisce la propria memoria autobiografica perduta anche grazie agli SLAM!, SDLAN e DLAN delle strisce disneyane: «Rumori. Li vedevo tutti, sfogliando giornalino su giornalino. Mi ero educato sin da piccolo al flatus vocis». E dallo «stato periclitante» della sua copia scopre che da bambino deve aver letto con particolare passione «Topolino giornalista», conservato tra i tanti Albi d’Oro dell’infanzia. Mentre per Tondelli il ricordo di Paperopoli emerge in «Altri libertini » con un solitario e sommesso «mumble mumble», nei suoi «allievi» è ben più vivo. Comein «Amore mio infinito» di Aldo Nove, dove sin dalla prima pagina si fa presente alla memoria del ventottenne Matteo una vecchia storia di Topolino nel castello drogato. Ma presente come si possono dire presenti alla memoria un sapore o un profumo emersi dal tempo perduto dell’infanzia o dell’adolescenza. Topolino è la nostra «madeleine».
Paolo Di Stefano